sabato 31 marzo 2012

29 mars 2012
Serata paturnie, e mi chiedo anche che senso abbia scriver(ne), se non per il solito egocentrismo, che d'altra parte è quel che move il sole e l'altre stelle, per non parlare dei blog.

Insoddisfazione, insicurezza, inadeguatezza.
E anche una buona dose di cinismo, tanto che comincio a chiedermi con un po' di preoccupazione quand'è che sono diventata così a-romantica.
E un po' di disprezzo, che non manca mai.

Insomma, detta così sembra la ricetta per l'infelicità e l'autodistruzione.

31 mars 2012
Poi succede che parli con un'amica (anche se skype vi boicotta) e capisci cosa dovresti fare, anche se per il momento non fai nulla. E aspetti.

E succede che ti svegli insolitamente presto senza fatica, allegra dopo un sogno assurdo (ma i sogni, poi, vogliono dire davvero qualcosa? Cioè, tutto avviene per un motivo, d'accordo, e poi c'è il subconscio e quelle menate lì. Ma a parte questo, davvero i sogni ti possono dire qualcosa? Tipo folgorazione come nei film? No, vero? Peccato).

*

Fra una settimana è quasi Pasqua e io sarò a casa. E sinceramente non mi dispiace, ho un sacco (letteralmente) di conigli di cioccolato da condividere, non posso mica mangiarli tutti da sola.

*

Per fortuna in mezzo all'incapacità, ai dubbi, alle meschinerie etc., ci sono cose perfette. I ciliegi fioriti in mezzo al grigio dell'EPFL, il prato del campus verde e vuoto di sabato mattina (ci sarà un motivo, C. ha un bel dire che "è così tranquillo!"), l'aria che ha già un odore diverso. Cose che ti illuminano dentro e cancellano tutto il resto.

mercoledì 28 marzo 2012

Genève. Che tra parentesi, non trovate che l'ortografia francese sia v e z z o s a m e n t e irresistibile??! Genève, dicevo. Ma soprattutto tutt'altro.

Viuzza con luogo per avvinazzarsi e tavolini all'aperto, che fa molto francese.
Sì, è vero, Genève è in  Svizzera, ma avete visto bene la cartina?
E questo, non vi sembra francese?
(Mon Dieu, come suono provinciale)
Questo dovrebbe essere un post (in ritardo di almeno tre settimane) su Ginevra (non la futura figlia di A., ma la città), o meglio un post random (come al solito) con delle foto di (fatte goffamente dalla sottoscritta), perché si sa che le foto sono come le allitterazioni, allettano gli allocchi (Eco dixit).

Però ovviamente non ho voglia di rispettare i piani (sennò avrei almeno provato a scrivere qualcosa sotto il promettente titoletto Problématique del seminario prossimo venturo), quindi rassegnatevi, come al solito.

A.C. è partita esattamente tre settimane fa, mi ha già scritto una lettera, e io non ho ancora risposto. Non è che non abbia tempo (diciamocelo: il tempo per cazzeggiare lo trovo sempre), è che sono completamente presa nel vortice delle cose da fare. L'uni, e sudare al centre sportif con C. due volte a settimana, cenare con M., bere birra e scherzare con l'Architetto, gli antichisti locali, i corsi di francese, puntare la sveglia e passare un'ora a spegnerla ogni 8 minuti, procrastinare, prendere decisioni e non rispettarle, e poi la primavera, ovunque.

Primavera (allora in anticipo) a G.
Idem come sopra. Questa sarebbe (è) l'Università. Sì, parco compreso.
E poi si lamentano che hanno fama di fancazzisti, chissà perché.
E questa cosa per cui sto più o meno uscendo con uno, ed è successo praticamente senza che me ne accorgessi. E ci sto bene, e mi riempie di complimenti, epperò.

Epperò non mi convince, epperò non ho le farfalle nello stomaco, epperò non è il belga. E poi, vogliamo parlare dell'italiano incontrato a S. Patrizio? (No, non vogliamo. Anche perché a S. Patrizio tutto è lecito e nulla conta, se poi suoni è quasi sleale, se poi si finisce a ballare sui tavoli con noi che cantiamo Bella Ciao agli svizzeri che non sanno di che si tratti, allora è decisamente sleale) (tra l'altro. Dovrei fare una lista delle cose che... no beh, chiamiamole armi di seduzione improprie. E poi non frequentare più quelli che ne hanno più di due).

Il fatto è che ho avuto la mia cotta violenta pseudo adolescenziale prima di Natale, e per i prossimi cinque anni basta.

E forse non sentirsi così coinvolti ha i suoi vantaggi (li ha di sicuro), è solo che tutto questo va contro tutte le mie belle parole: che non ho paura di stare sola, che mi piace stare sola (è vero!), che non ho tempo da buttare con chi nonmifaimpazzire, e blabla. Per ora sono riuscita a mediare con la mia coscienza e la mia filosofia dicendomi che non è che io venga a patti per non stare sola, è che ci stiamo vedendo così, mica è qualcosa di serio, semplicemente, non voglio rinunciare a niente, che poi non è vero, ci sono un sacco di cose a cui voglio rinunciare e a cui rinuncio senza problemi.

E ci sono le amiche, migliori di me per mia fortuna, che mi fanno sentire in colpa con la loro maturità. Per ora io non ho ancora fatto nessun discorsoserio, beh, non ce n'è stato bisogno. So che prima o poi si imporrà una decisione, ma nel frattempo, che male c'è?, io p r o c r a s t i n o (come ho procrastinato a iniziare questo post e ora si va avanti che è un piacere, sarà che mezzanotte è passata, e noi si amano le contraddizioni - o si ha l'ispirazione solo quando si dovrebbe dormire prima delle lezioni dell'alba, non so).

E ora, foto a caso. No, niente cose turistiche, per carità.

Pseudo vandalismi pseudo intellettuali in Università.
Che però fa figo perché è in francese, e poi perché è à Genève.

Ebbene sì. Coup de foudre per la sottoscritta, ovviamente. 
 E come se non bastasse,  incitavano la gente a comporre bouquet di pastelli, sigh.
E la catalogazione dei colori, sospiro-di-desiderio.

Qualche scorcio banale...

Fine pomeriggio, cercando del tè.

Sera sbarluccicosa, tornando a casa.

... e una chiusura in bellezza:

Tende al museo. Ebbene sì, giusto per ricordarci che c'è SMT al varco.

PS: Calvino è la vera star della città. No, non Italo, l'altro, quello della religione (e della birra, che però è venuta dopo).



giovedì 15 marzo 2012

Thursday, I don't care about you

Nella fattispecie, di TE, che dicevi di essere come un fratello per me. E ora non solo sei sparito (e potrei anche accettarlo, perché le persone crescono e cambiano e prendono altre strade), ma non ti degni nemmeno di rispondere a una mail.

E di TE, codardo. Continuo a ripetere che mi va bene (meglio) così, ed in un certo senso è vero. Però d'altra parte è anche un peccato (aver perso tempo con te. Ma è colpa mia, che mi aspettavo da uno che pomposamente rivela - con orgoglio da istitutore ottocentesco - di non amare i romanzi?).

Sinceramente, non me ne importa molto neppure di te, anche se questo è triste e fa di me una brutta persona squallida.

Non m'importa di stare da sola, perché mi piace. Non m'importa di essere lontano da casa, perché ho scoperto che chi vuole trova il modo di starmi vicino lo stesso. Non m'importa delle mie incertezze e paranoie e sbagli, perché ho imparato che sono pur sempre capace di tirarne fuori qualcosa di buono (anche se all'inizio non sembra). E non m'importa se non avrò mai le gambe lunghe come una modella e le caviglie sottili, perché la grande novità è che non è una tragedia.

Sarà il sole e la (quasi) primavera, non so. In autunno mi dicevo che era quasi un peccato non essere innamorati, fosse anche solo per passeggiare mano nella mano con qualcuno in mezzo alle foglie secche. Ora mi sento semplicemente che... beh, che non vorrei rinunciare a niente. E che sarebbe stupido rovinarsi qualcosa (qualsiasi cosa) solo per colpa di qualcun altro, anche se una volta era importante, anche se per un istante hai pensato che lo fosse. Figuriamoci per colpa di quelli che non conosci neppure. Insomma, in un momento in cui ci si comincia a preoccupare per la prova bikini, io ho deciso di infischiarmene del giudizio degli altri (ma non di quelli che... insomma, dai, lo sapete: chi ci tiene veramente a me, quelli a cui io tengo veramente, etc.)

Il fatto è che odio rendermi ridicola. Ma mi disprezzerei se non osassi esserlo mai, come insegna Simone de Beauvoir. Io in fondo non posso rimproverarmi niente, e quando tornerete strisciando (perché tutti tornano strisciando), spero solo sia un altro giovedì: perché I don't care about you, già a partire da oggi.

*

E ora la grande domanda: quando Robert Smith canta Thursday, I don't care about you, "tu" è il Giovedì o il misterioso destinatario della canzone, lo stesso di cui sarà innamorato il giorno dopo? 


lunedì 12 marzo 2012

Time Is Running Out

Prima parte. Domenica.

Nonostante il titolo catastrofista (sigh, i cari vecchi Muse, con le loro pare mentali), e nonostante il vago senso di disfattismo che ho provato ultimamente, e nonostante non sia sopravvenuto nessun significativo cambiamento, stamattina mi sento positiva e vagamente euforica, un po' come il vento che spazza Lausanne a 32 km/h, almeno secondo Google (e stando a quanto sento nonostante la finestra chiusa, non stento a crederlo).

Attacchiamo subito con la parte paranoica, così ce ne liberiamo.
Mi sono resa conto con stupore e orrore che sono già ben oltre la metà del mio tempo qui (la mia "gravidanza" svizzera). Il primo semestre è passato in fretta, è vero, ma con la promessa di un ben più lungo e pressoché mitologico periodo dopo Natale: beh, siamo nel dopo Natale e nel secondo semestre, e se faccio il calcolo, ho solo quattro mesi da passare qui. E io non voglio ripartire: mi piace stare qui, meglio, sto bene, e soprattutto non sono disposta a rinunciare a quella indefinita libertà (e perché no, anche solitudine) che è abitare on my own. Senza contare che partire vuol dire riprendere ad affrontare la vita vera: finire gli esami, scrivere quella maledetta tesi, e poi. E poi punto fermo, perché le alternative non sono molte: mettermi a cercare un lavoro, un lavoro qualsiasi (e, sinceramente, non mi dispiacerebbe); oppure, ripartirmente in un qualche altrove (e anche questo, non mi dispiacerebbe) con la scusa di un PhD, con la benedizione di mammà e papà, è vero, ma con l'impressione di rimandare ulteriormente la temuta vita reale (e poi, che presunzione, per fare un PhD, magari - e auspicabilmente - con borsa, bisogna avere un progetto decente ed essere selezionati).

E ora che ci siamo per bene sprofondati nella tricotillomania ansiolitica (forse dovrei smetterla di leggere Postsecret la domenica mattina), passiamo ad argomenti più allegri.

A.C. è venuta a trovarmi durante la prima settimana di marzo.
A.C. è la mia amica di penna da tempo immemorabile; ci scriviamo in un inglese approssimativo, ma adoriamo cartoline e lettere (meglio se grasse) da ricevere a sorpresa (e a scadenze regolari) nella nostra casella delle lettere.

Data la lontananza, la pigrizia, i vari impegni e l'incapacità organizzativa, ci vediamo circa una volta all'anno. Stavolta, ci siamo scaldate al primo solo quasi primaverile, abbiamo esplorato ulteriormente Lausanne, ci siamo spinte fino a Genève, abbiamo scarpinato per musei (con lei è un classico, dato che studia storia dell'arte), e, soprattutto, ci siamo date al cibo (termine tecnico: baking & eating). Abbiamo anche fatto un sacco di foto, per le quali però dovrete attendere, dato che il genio che vi scrive si è dimenticata in Italia il cavetto per scaricarle sul pc.

Comunque, ora sono di nuovo all by myself, ma con in più svariati regalini olandesi, dai biscottini di Sinterklaas alle lettere di cioccolato, (conservati con amore - e forza di volontà, immagino - dai primi di dicembre), alle spezie per i biscotti (koek an speculaas), fino a un libretto di ricette dutch scritte a mano (occhi che brillano).

Seconda parte. Lunedì.

Dunque, fra un'ora ho lezione e avevo in programma di finire questo post, senonché non so bene cos'altro aggiungere. Voglio dire, di solito tutti mi chiedono: "ehi, come va? Cosa succede di nuovo?". Di nuovo non succede quasi niente (nel senso, niente di eccezionale, che valga la pena raccontare): il mio non è un Erasmus sfrenato, e benché mi subisca svariate frecciatine sul mio grado di cazzeggio [l'ultima, ieri sera, intorno a mezzanotte. Location: metro, scendendo alla mia fermata. "Ehi, ciao Architetto! Che ci fai qui?" *sguardo da orso appena uscito dal letargo* "...stai tornando ORA dall'EPFL??!" "Sì. Progetto. Tu?" "Beh, io ovviamente no!" "Ah, gli Erasmus, sempre a fare la festa!" "..." (e in quei puntini è compreso il mio sforzo di capire l'uguaglianza uscire la sera, bere qualcosa, rientrare a mezzanotte - meglio, primadimezzanotte = faire la fête, che qua è concepito come qualcosa di piuttosto hard) "E domani? Hai corsi?" "Sì, ma solo nel pomeriggio, fortunatamente" "Ah! Le Lettere!" *e tu che dormi tutti il giorno??!*], benché venga indistintamente discriminata per via della mia Facoltà (salvo poi essere guardata come una mummia che cammina quando dico che materie studio esattamente, ed essere quindi ulteriormente discriminata), dicevo, ho le mie belle/tante cose da fare. E quindi la Biblioteca (ma stavolta sguarnita di pecore dallo sguardo di penetrante giudizio) ha già ripreso a vedermi, rassegnata, scegliere uno dei suoi tavoli e cospargerlo di libri (preferibilmente del primo Novecento).

Insomma, forse dovrei scegliere meglio le mie amicizie: dove sono gli Erasmus casinisti? Sabato sera, per farvi capire, sono finita a fare un inventario in libreria, e senza troppo rimpiangere il sacrificio della serata. Che poi, seriamente, sacrificio?? Stare quattro ore in mezzo ai libri, mentre fuori si fa scuro, con l'unico sforzo fisico di bippare (ebbene sì, qui hanno coniato il verbo biper) i codici a barre sulle copertine? Con l'unica difficoltà di rimetterli a posto esattamente come prima, dopo averli contati? E per di più, nel reparto giochi & fumetti? Ed essere pagata per questo (secondo gli standard svizzeri, bien sur)?!

Ok, tutto questo suona disperatamente e incredibilmente nerd (o ghìk, come dicono qui. "Ehi! Ma tu hai l'Unico Anello!" "Sìì! L'ho visto quando ero in Grecia e mi sono detta: non posso non comprarlo!" "Quanto siete ghìk. Dovreste vergognarvi"), e dato che Linguistique historique comincia tra una mezz'ora (e mai avrei creduto che la linguistica mi sarebbe mai piaciuta tanto), colgo l'occasione per defilarmi.

Ah, ogni volta che qualcuno mi dice: "Ho controllato il tuo blog per vedere se ci sono novità", una piccola parte di me si inorgoglisce felice. Quindi grazie per contribuire alla mia autostima, è ancora meglio che essere incoronate con delle corna peluchose di simil-alce da dei tizi mai visti prima, in cerca di compagni di bevute (sì, è realmente successo).