Una volta, quando non ero ancora l'universitaria di successo che vi scrive con costanza e affetto, e le cui sagge parole leggete con ammirazione (coff coff x 3), mi avevano avvertito. Non ero ancora maturata ufficialmente (che strano pensarlo, soprattutto in questi giorni dove c'è un'intera annata a disperarsi su tesine, libri e manuali, freaking out per temi, interrogazioni e terze prove, e mi sembrano così distanti e ingenui e ggiovani. Credono di liberarsi di tutto quanto con l'esamone, ma invece... mio padre si sogna ancora l'orale di maturità. Per dire). Non mi ero ancora maturata ufficialmente, dicevo, e già mi si davano le basi della vera conoscenza post liceo (che mi avrebbero garantito la sopravvivenza nei primi mesi di autunno universitario).
Punto numero uno: iscriviti agli esami il prima possibile. Aspetta la mezzanotte per quelli a numero chiuso. In generale, prima ti iscrivi, prima fai l'esame, meno aspetti, meno ti stressi (vero, ma con eccezioni, come al solito).
Punto numero due: i ciellini tengono un gruppo di studio per aiutarti a preparare Letteratura latina I. Non cascarci, non farlo (l'ho fatto, senza cascarci).
Punto numero tre: studia (coff coff). Approfondisci, appassionati (non sempre, ma spesso dove mi era stato detto che era impossibile appassionarsi, e viceversa).
La logistica:
- il semaforo di via Larga: non contarci, ogni volta che ci arrivi diventa rosso (vero quasi sempre, ma dopo un po' capisci quando puoi passare col rosso senza essere investito - e, se sei in ritardo e hai un Professore che non ti fa entrare dopo che ha cominciato la lezione, serve).
- la CUEM: sempre piena, a qualunque ora e in qualunque giorno (no, non a metà Luglio. Ma metà Luglio non vale per comprare i libri, effettivamente).
- il Dipartimento: attraversa il cortile, vai in fondo, in fondo, ancora in fondo. Passa il chiostro dei fattoni di Filosofia, arriva a quello più bello e riparato, dove ci sono i muretti all'ombra quasi sempre liberi per sedersi a leggere. (L'anno successivo l'hanno chiuso per lavori, e ha riaperto un anno fa. Tutti erano contenti, ma nessuno capiva interamente la mia soddisfazione).
Ma, soprattutto: capisci che è tempo di sessione d'esami quando arrivi in via Bergamini, e dall'Università vengono persone che parlano al cellulare degli esami che hanno appena fatto, gioendo o, per lo più, lamentandosi.
Vero. Succede sempre (e al telefono si parla sempre di esami che non sono andati bene, chissà perché): gente che ti cammina incontro ma non ti vede, tutta presa a spiegare che eradifficilissimo, e mihachiestoquellacosadelcapitoloventinovechenonerapropriodafare, e chestronzocheèstatoperò, e nonèandatacomemiaspettavomavabenelostessodai, etc.
Lunedì mattina li ho trovati già in Piazza Fontana, ed erano le nove di mattina.
Siamo in piena sessione estiva, non c'è nulla da dire. E, nonostante il sole che c'è fuori, mi piace. Mi piace il corridoio silenzioso e fresco, e il chiacchiericcio agitato. Mi piace il Dipartimento, nonostante sia esteticamente orrendo e invivibile, nonostante il blocco di agitazione allo stomaco che mi prende sempre (passa la SAFM, arriva al chiostro di Filosofia, dove ci sono i fattoni... più avanti, in fondo, dove c'è meno gente e più ombra. Sali le scale, e comincia a trattenere il respiro), e che non mi passerà mai, lo so. Mi piace nonostante le delusioni (perché, diciamolo, se dico cosa ho preso a Letteratura Greca mi sparate dato che sto a lamentarmi, ma tutto considerato (è g r e c o!) posso avere anche le mie ragioni), mi piace anche spaccarmi la testa sul Maas, perché mi piace quello che faccio, al di là del cosafaraidopo e del tantonontroveraimailavoro. Lo so! Ma fa fatica a trovare lavoro chi ha fatto Economia, e lo studente di Giurisprudenza dovrà penare per anni, e persino i Medici hanno vita dura. Lasciatemi fare quel che mi piace, che poi tanto il karma decide per tutti.
Trentesimi, serate al cinema quando c'è lo sconto, e movimenti di popoli e luoghi cruciali che si modificano a seconda che se è periodo di esami, o di lezioni. Fancazzismi prolungati, e estati a studiare. Voglia di fare, e totale apatia. Come rinunciare a tutto questo?
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