Parte prima. Il cielo azzurro di Dicembre.
Tranquillità (o quasi) dopo (o quasi) gli esami e i seminari. Insomma, ho ancora un esame di francese da affrontare, e probabilmente un seminario da sistemare, ma il grosso è fatto. Dicembre è cominciato con la pioggia ma ora c'è il sole, posso darmi al dolce far nulla domenicale senza sensi di colpa, dormire un po' di più, guardare un film, andare a bere un ottimo tè al gelsomino, darmi alle pulizie intensive, cucinare vagonate di risotto, fare indolenti programmi per le vacanze.
Parte seconda. Venerdì sera (o anche: fomentiamoci).
Stupidi maschi. Io vi odio, davvero. Anzi, mi esasperate. Quello che odio davvero è il vostro egocentrismo, il vostro narcisismo, la vostra supponenza e il vostro vittimismo. Compatisco la vostra mancanza di orgoglio, e la vostra spocchia m i d à s u i n e r v i.
Piccola premessa #1
Quest'estate M. mi aveva presentato un suo amico. Non è mia abitudine sbattere sul blog le mie peripezie sentimentali e le paranoie psico-amorose: non sono così esibizionista, e chi legge mi conosce: rischio o una figuraccia (anche se questo blog dovrebbero leggerlo solo persone fidate), o di ripetere cose che già ben sanno. Comunque, dopo diversi stadi di incertezza e infatuazione e ancora incertezza ci eravamo rifugiati nel "vediamo come va". Passa un mese di Erasmus o poco più, e lui sparisce senza una parola. Come mi è stato fatto notare, probabilmente è colpa mia: della mia freddezza, del mio scetticismo, del mio cinismo. Continuo a pensare che rispondere a una mail sarebbe stato un gesto carino, ma non posso obbligare nessuno a essere gentile nei miei confronti se dopotutto non me lo merito. E forse è meglio così.
Ma non è lui, ilragazzotroppotimido (shallallallallà), l'oggetto delle mie precedenti invettive. Questa "storia", piuttosto, mi ha forse mostrato che non ho la testa per certecose ora, e che, contrariamente a quanto dicono le commedie hollywoodiane, mi va bene così.
Piccola premessa #2
Secondo la vulgata dello studente straniero, non è facile fare amicizia con gli svizzeri. Sono gentili, per lo più simpatici, ma piuttosto chiusi. Non verranno mai da te per conoscerti, sta a te fare il primo passo, non solo la prima volta ma anche la seconda e la terza. Questioni di abitudini e carattere (personalmente, non mi sembra un difetto orribile, anzi, penso di comportarmi spesso così io stessa - questo ovviamente non facilita la nascita di grandi amicizie con gli indigeni). Così, quando uno di loro ti rivolge spontaneamente la parola e cerca evidentemente di fare amicizia, e tu sei l'unica straniera e l'unica Erasmus del corso, beh, ti fa piacere.
In realtà, il dubbio che ci stia provando ti viene abbastanza presto.
Lo svizzero però è gentile, piuttosto simpatico, e non ci prova spudoratamente né palesemente; di certo non puoi smettere di parlargli, e nemmeno vuoi: io mi sono attenuta a un comportamento amichevole ma non ambiguo, ripromettendomi di chiarire esplicitamente al primo segnale di pericolo.
(Ok, forse pericolo è eccessivo. Ma: "non ho la testa per certecose ora, e che, contrariamente a quanto dicono le commedie hollywoodiane, mi va bene così", dixi. E soprattutto, dopo averci ben pensato: non con lui!).
E così, quando con molto imbarazzo mi trovo a dover ricorrere alla famosa espressione: "ma... è un'uscita tra amici, vero?!", mi vergogno un po', ma ne sono convinta, e mi sembra di fare la cosa giusta. Non voglio fare la stronza, e a che pro, poi?
Quello che non mi aspetto è una scena da primadonna, una tragedia con tutti i cliché del miopassatochemihafattosoffrire, e in cui più o meno mi viene dato dell'insensibile, che contemporaneamente si crede così figa che tutti le vogliono chiedere di uscire, e che non si rende conto di calpestare il cuore che così generosamente le viene offerto.
Bene, caro svizzero, ecco qua la lista di cose che non mi piacciono di te, per le quali NON usciremo MAI insieme in QUEL senso.
- NON si parla della ex a una ragazza con cui vuoi uscire. Non con una frequenza così inquietante. Perché, se a lei interessi, rischi di scoraggiarla o di ferirla (ci pensa ancora, a LEI), oppure, come nel mio caso, risulti solo patetico.
- NON toccarmi. Mi dà fastidio. NON ho bisogno che tu mi dia spintarelle per farmi spostare/passare dalle porte/salire gradini. Avete presente Ginny che inveisce contro Dean? Posso farcela da sola, grazie. Se proprio vuoi fare il cavaliere, aprimi la porta, cedemi il passo, portami le borse, offrimi il caffè: tutto questo va benissimo, ma NON TOCCARMI.
- Cerca di parlarmi anche in presenza di altre persone. Non hai più dodici anni, accidenti. Apprezzo il fatto che tu non mi stia addosso, ma siamo in 15 in una minuscola classe: puoi anche rivolgermi la parola. Non farlo soltanto dopo che sono stata io a salutarti e i tuoi amici se ne sono andati (e sinceramente, leggere ogni sera un messaggio che dice "scusa, volevo chiacchierare un po', ma A./D./XY aveva assolutamente bisogno di dirmi una cosa/mi ha tenuto a parlare/scuseacaso" alla quinta volta è davvero ridicolo).
- non correggermi compulsivamente mentre parlo o scrivo. Va bene, te l'ho chiesto io, e tu mi chiedi ossessivamente se mi dà fastidio. Non mi dà fastidio, anzi, è un ottimo modo per imparare. Però certe cose te le puoi risparmiare.
- non forzarmi a discutere di problemi sentimentali sulla chat di Facebook. Anche perché il tuo uso dei puntini potrebbe farmi venire l'orticaria.
E soprattutto, dopo LA frase ("ma... è un'uscita tra amici, vero?!", dixi), abbi un po' di orgoglio! Da dove viene l'espressione "avere i coglioni"? Tutte le ragazze che conosco avrebbero avuto una reazione più dignitosa, a sentirsi dire una frase del genere. (Ok, vabbè, generalizzare è sbagliato, etc). Di certo io (e molte altre!), avremmo piuttosto finto, di certo non avremmo fatto pesare all'altro il fatto di non piacergli! Posso anche immaginare il caso in cui si preferisca mettere in chiaro che invece per noi era proprio un'uscita tra NON amici, e in questo caso, beh, non è piacevole, ma almeno è onesto.
E NON compiangerti, dio santo.
Ero andata a ripescare la conversazione per analizzarne tutti i punti deboli, ma il suo più grande difetto è che è NOIOSA.
Quindi basta con questo argomento. Dirò soltanto che per fortuna venerdì sera avevo due stupidimaschi (detto con affetto, però), con cui dividere un piatto di pasta, una torta alle carote e, dato che mancavano leamiche per parlare di questi argomenti, un piccolo sfogo sulla situazione con losvizzero. E che hanno fatto del loro meglio, non saranno state leamiche ma mi hanno fatto ridere ("Sei stata troppo gentile! Ma devo insegnarti tutto? Dammi quel cellulare, ci penso io a rispondere la prossima volta!"), per lo meno dopo aver capito che era ME che dovevao supportare ("Ecco, tutte uguali voi ragazze! Lo inganni e poi lo scarichi!" "Ma che ingannare, gli ho detto quella frase apposta!" *sguardo furioso* "Ah! Beh... ma allora hai ragione tu! Fossero tutte come te... *tentativo di autocommiserazione bloccato sul nascere dalla sottoscritta, che vuole essere al centro dell'attenzione* *tentativo di riconquistare la virilità* "Non gli conviene trattarti male... sennò si trova a dover affrontare tutto il gruppo degli italiani!" "Ma cosa dici? Che fai promesse prima di sapere le cose importanti... è grosso?!")
Parte terza. Luzern.
Dopo il nervoso di venerdì sera, il sabato non poteva essere migliore. Si temeva la pioggia, che invece non c'è stata, e il freddo, che ci ha graziato.
Luzern è piccola e assolutamente adorabile, e mi spiace solo di aver fatto poche e brutte foto (ma c'è il
blog di A.G. per questo!).
Ci sono ponti medievali in legno, piazzettine adorabili, alberi di natale a ogni angolo, e un sacco di luci (assolutamente non pacchiane, e questa è davvero una cosa che adoro).
La sera è ancora più bella, il tipico posto dove vorresti perderti (senza mai riuscirci veramente, a fine giornata persino io riuscivo ad orientarmi) con la persona di cui sei innamorata.
I mercatini di Natale non sono nulla di esagerato, né di grandioso, ma hanno buongusto. E vin chaud distribuito in tazze di ceramica blu, e deliziosi dolcetti allo zenzero.
Con una menzione speciale alle insegne
(o qualsiasi altra cosa che sporga dai muri e sbarluccichi)
e alle facciate delle case.
E poi la collezione di "Angie" (con tanto di discussioni sul perché i ragazzi non sono fatti per andare per musei)
E adorabili cliché (formaggio, cioccolato e montagne innevate), e switzerdutsch (cfr. la i alla fine di qualsiasi parola).
E dopo essersi ben demoralizzati sulle foto, l'epilogo del week end: stasera mi aspetta il concerto degli Austra, che non conoscevo fino a due settimane fa.
E fra due settimane è Natale, e io sono a casa.