sabato 19 aprile 2014

Non ho mai voluto essere la Maestra Sforza

Il problema, forse, è che finisce come in un libro. O in un film di quelli un po' dolciastri. Primo pomeriggio di primavera, in macchina con i finestrini abbassati. Ferma al passaggio a livello mentre alla radio passa una canzone vagamente struggente, e penso che, dopotutto, forse ho fatto un buon lavoro. E che comunque sia è finita.

"Prof!". Dall'altra parte della strada E., la ragazzina svampita che se si impegna scrive bene, e che si è convertita a "Guida galattica per autostoppisti", si sbraccia dall'altra parte della strada. "Buongiorno, prof!" Ci siamo salutate poco più di tre ore prima. "Vedi E., ci siamo riviste prima di quanto pensassimo..." "Prof, lei manca a F. Ha passato l'intervallo in bagno a piangere, dice che non ne avremo più una come lei!".

F. L'unica volta in cui sono stata simpatica alla bella della classe, dovevo avere dodici anni in più. E faccio finta di niente, pretendo che la sua preoccupazione derivi dal fatto che la prof "vera" sia troppo severa, ma sappiamo benissimo, io ed E., che non è così. E sono stupidamente orgogliosa e quasi commossa, poi il passaggio a livello si alza, agito la mano raccomandando di leggere e consigliandole gli altri libri di Adams (E. mi urla "Addio!" con l'aria importante di chi non ha mai dovuto dirlo prima). E quasi mi commuovo, per fortuna incrocio poco dopo il pestifero A., che mi saluta anche lui con un "Buongiorno!" ai limiti della strafottenza, io agito la mano controluce, giro a destra e non li vedo più.

Il problema, appunto, è che non è un libro, né un film di quelli un po' dolciastri. E si tratta di fare la parte della stronza e urlare e sgridare, e dare note e brutti voti, ed essere crudeli e imparziali, e controllare, verificare, sorvegliare ogni momento. Valutare delle verifiche senza sapere se si stanno gonfiando troppo i voti o si stanno demotivando i ragazzi. Tenere l'attenzione e la voce (grazie, solfeggio cantato che ho sempre odiato) senza pause, farsi guardare e giudicare, farsi ascoltare, farsi prendere in giro e ridicolizzare, farsi odiare, farsi considerare stupida, inutile, inadatta, noiosa. E rendersi conto con orrore che alla terza ora di spiegazione senza pause comincio a sputazzare verso la platea come le peggio vecchie.

1 commento:

  1. Brava, Giuli! Mi emoziono anch'io solo a leggere questo post...

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