lunedì 28 febbraio 2011

You'd stand up and walk out on me.

Mi sembra così strano, se ci penso. Da (no, non da sempre: ma da un sacco di tempo, almeno così mi sembra), la fine di Febbraio vuol dire semplicemente "il tuo compleanno". Ci siamo conosciuti a scuola, e ti prendevamo tutti in giro perché eri nato il 29 Febbraio di un anno bisestile. Di conseguenza compivi gli anni solo una volta ogni quattro, ma il bello era anche che in un anno "normale" potevi festeggiare sia il 28 che l'1 Marzo. Noi, gli amici, non sapevamo mai quando farti gli auguri (e per chi si dimentica sempre le date, era parecchio comodo: "eh no, non ti ho fatto gli auguri oggi perché... sai, non porta bene farli prima. Te li faccio domani, dai"), e l'unica possibilità per non sbagliare era aspettare mezzanotte spaccata (mi ricordo anche un messaggio di una nostra compagna che secondo me ti era un po' persa dietro - senza speranze - e che però riassumeva bene il concetto: il 29 Febbraio c'è solo una volta ogni quattro anni, però ogni anno c'è un infinitesimo di secondo di 29 Febbraio nell'istante in cui le lancette passano dalle 23.59 del 28 alle 00.00 e un secondo del primo...)

Quest'anno la fine di Febbraio per me vuol dire soltanto la scadenza per la presentazione della domanda erasmus. Me ne sono accorta settimana scorsa, che stava arrivando il tuo compleanno, e che non ci stavo pensando affatto. Ci sono rimasta male per un minuto o un'ora o non so più. Ma sinceramente ora non mi spiace più di tanto, mi scoccia anche averti dedicato tutto questo intervento sul blog (tanto per fortuna non lo leggerai). Che se qualcuno passasse di qui penserà a un amore non corrisposto o cose simili, e invece no, maledizione, eri il mio amico/fratellino maschio (però carino: mi divertivo un mondo a vedere quelle cretine che ci provavano e che rimanevano del tutto disappointed nel vederti perso negli occhi della tua ragazza o abbracciare (fraternamente) la tua migliore amica, senza degnarle di uno sguardo).

Mi ricordo il compleanno di quell'anno in cui ti eri lasciato con S., ma avevi già cambiato idea e ti sarebbe piaciuto tornare con lei (e forse, dall'alto di questi anni di saggezza in più, avremmo fatto tutti meglio a dissuadervi entrambi), eri depresso e mi tenevi per ore al telefono, e per di più quel giorno eri stato anche interrogato più di una volta, una sfiga assurda, contrastata efficacemente con il sale in tasca (è da allora che noi due abbiamo cominciato a usarlo, ricordi?) E i tuoi compleanni felici, certo, all'ultimo che abbiamo festeggiato insieme eravamo entrambi sdolcinatamente "in coppia" e io ero convinta che la nostra amicizia sarebbe sopravvissuta a tutto, mentre io e "lui" guardavamo te e "lei" e io gli dicevo quanto ero contenta, che te lo meritavi di essere felice, che anche se a volte eri stupido e testone e bambino e infantile eri tanto buono e caro.

Ho ancora il poster dei Beatles in camera, dovrei toglierlo ma mi piace tanto.

What would you do if I sang out of tune, would you stand up and walk out on me?

Forse non vale la pena neppure prendersela. Siamo stati vicini per un certo periodo, abbiamo ascoltato musica e visto film e passato ore a bere caffè, the o birra e parlare che neanche con un analista. Ora non è più così, e sicuramente la colpa sta da entrambe le parti.

Come mi sento patetica a scrivere queste cose sul blog. Beh, è ancora il 28 Febbraio e farei in tempo, ma, davvero, non ho voglia di farti gli auguri.

Anzi, è tempo di andare a dormire, faccio in tempo a dedicarmi una canzone, e  a l  d i a v o l o  gli amici che spariscono e i sensi di colpa.

(che non è proprio il massimo dell'allegria, ma mi piace troppo ed è da troppo che non l'ascolto)

I won't shiver in the cold
I won't let the shadows take their toll
I won't cover my head in the dark
And I won't forget you when we part

Collapse the Light Into Earth

I won't heal given time
I won't try to change your mind
I won't feel better in the cold light of day
But I wouldn't stop you if you wanted to stay

Collapse the Light Into Earth

(e non so se sono gli archi, ma penso a quella volta che ero triste e mi sentivo brutta e tu e S. mi avevate portato fuori a prendere il gelato come se fossi la vostra bambina eheh. E mi avevi fatto un CD misto con tutte le "rarities" dei Muse, chissà dov'è ora. E siamo andati insieme in vacanza l'estate della maturità, ci siamo ubriacati insieme... no, troppi ricordi decisamente. Maledizione, mi viene voglia di dirti che "ti voglio bene", nonostante tutto).

giovedì 24 febbraio 2011

La serata di libertà dei miei ormoni.

Odio dipendere dai miei ormoni. Odio chi mi dice che dipendo dai miei ormoni, e odio gli uomini (leggi: gli stupidimaschi, e peggio ancora le donneignoranti) che dicono "eh, avrà le sue cose" ogni volta che gli si risponde male. Lo odio, perché io in fondo non dipendo dai miei ormoni.

Però loro a volte non mi danno nemmeno una mano.
Festeggiano, ballano, fanno la ola, cadono in crisi mistiche ed esistenziali, mi fanno gonfiare e sgonfiare, dolorare, brufolare. Per non parlare degli antiestetici peli superflui (che da bambini non si hanno. Perché, perché, mondo crudele? "Partorirai con dolore",  ma soprattutto dovrai farti la ceretta una volta al mese!

Abbandonando il tono da "chick lit".
Odio più che altro i miei sbalzi di umore, ma gli ormoni sono poco più di una scusa in questo, si tratta di brutto carattere, il che è ben diverso (e anche ben più grave, non lo nego). Ma come mi fa ridere chi si crede al centro dell'universo e pensa che ogni mia risposta acida e ogni dolce melancolia dipenda dai suoi atteggiamenti. Anche i miei ormoni ne ridono!

mercoledì 23 febbraio 2011

E non è soltanto il pensiero di non dormire come previsto e non passare come volevo il venerdì mattina. Mi sento in bilico.

La crema che usavo da una vita è fuori produzione e devo trovarne una che la sostituisca, il cappotto rosso ha un bottone allentato, gli orli anneriti di smog e fili volanti sulle maniche, e il mio umore è più scostante che mai.

Paturnie, e nessuno che mi porti da Tiffany e chieda di fare un'incisione su un anello trovato nelle patatine.

sabato 5 febbraio 2011

motivarsi

Non votis neque suppliciis mulieribus auxilia deorum parantur; vigilando, agendo, bene consulendo prospera omnia cedunt. Ubi socordiae atque ignaviae tradideris, nequiquam deos implores; irati infestique sunt.


Sall., De Coniuratione Catilinae, LII, 29


L'aiuto degli dèi non ce lo si procura né con preghiere, né con suppliche da donna; tutti i buoni risultati si ottengono vigilando, agendo, prendendo le decisioni giuste. Quando ti abbandoni alla pigrizia e all'indolenza, è inutile che implori gli dèi: sono adirati e ostili.


Cesare Maccari, Cicerone parla in Senato contro Catilina


Ovvero, per dirla come la mia mamma mi ripete sino allo sfinimento da quando ho l'età della ragione: aiutati che il ciel t'aiuta.
Il che, ovviamente, è drammaticamente vero: i risultati, quelli veri, li ottieni con l'impegno, che non sempre è una cosa facile (per citare anche il padre, lui direbbe: facendoti il mazzo!), nonostante la squallida attualità italiana ci mostri di tutto e di più per tentare di convincerci del contrario.


E insomma, non è male trovare momenti motivazionali (a proposito, chi coglie la citazione del titolo?) nel bel mezzo di un luuuuuuunghissimo capitolo di Sallustio, anche se poi in realtà a pronunciare la frase è un personaggio che non mi sta granché simpatico (Catone, futuro Uticense), in un discorso che non mi trova per niente d'accordo (anche perché in realtà io, per parte mia... starei dalla parte di Catilina).


Catilina ha fascino. E secondo me non aveva neppure tutti i torti (un anarco-socialista ante litteram?), anche solo per la profonda antipatia e avversione contro quel menoso di Cicerone. E detto questo, concluso il momento di motivazione, fermatami giusto in tempo prima di lanciarmi nella mia solita arringa Contra Arpinatem... torno al Del Coniuratione, e a tutto il resto, che mi aspetta.

mercoledì 2 febbraio 2011

I don't give a damn (d'autore)

Vergnügungen, Bertold Brecht

Der erste Blick aus dem Fenster am Morgen
Das wiedergefundene alte Buch
Begeisterte Gesichter
Schnee, der Wechsel der Jahreszeiten
Die Zeitung
Der Hund
Die Dialektik
Duschen, Schwimmen
Alte Musik
Bequeme Schuhe
Begreifen
Neue Musik
Schreiben, Pflanzen
Reisen
Singen
Freundlich sein



Piaceri, Bertold Brecht.
Il primo sguardo dalla finestra, al mattino.
Il vecchio libro riscoperto.
Facce entusiaste.
Neve, il cambio di stagione.
Il giornale.
Il cane.
La dialettica.
Fare la doccia, nuotare.
Vecchia musica.
Scarpe comode.
(Ap)prendere.
Nuova musica.
Scrivere, piantare.
Viaggiare.
Cantare.
Essere amichevole.


*


Mi sono imbattuta per caso nell'"elenco delle cose belle" di Bertold Brecht (e, dato l'ultimo post, la casualità della scoperta ha un sapore particolare). Credo che dovremmo tutti avere il nostro elenco di cose belle, da tenere sotto il cuscino, nella tasca del cappotto, nascosto nella scarpa sinistra, o, più banalmente, conservato tra le pagine di un libro.


*


In questo periodo studio tanto (non abbastanza!), esco poco (ma quando ne vale sempre la pena), e faccio progetti. E questo è il periodo migliore per fare progetti, dormono sotto l'erba fredda e ghiacciata, vicino al cuore caldo della terra. Poi, spuntano a Primavera.