mercoledì 8 giugno 2011

L'Amaca di Michele Serra (La Repubblica, 7.06.2011)

È difficile, ma non impossibile, che si arrivi al quorum per i quattro referendum del 12 giugno. Dei referendum, in passato, si è abusato fino a svilirne il valore: non per caso è dal ’95 che il fatidico quorum non viene raggiunto. Ma i meno giovani ricordano perfettamente la portata storica di almeno tre referendum (legalizzazione di divorzio e aborto, referendum elettorale di Mario Segni) che sconquassarono il quadro politico e soprattutto diedero il segno di una maturazione profonda, e inattesa, dell’opinione pubblica. Nel clima di riscossa civile aperto dalle amministrative, i quattro quesiti di domenica prossima potrebbero sortire un effetto analogo: ridare alla politica quel significato di cambiamento, di salto di qualità, che la politica riveste nonostante (e contro) il deperimento degli ultimi anni. Chiedete a tutti di andare a votare, discutere con gli incerti e con gli indifferenti, non vergognatevi di sentirvi propagandisti importuni, così come non mi vergogno di scrivere queste righe di smaccata propaganda politica. La posta è alta, il contenuto dei quesiti molto rilevante. Specie i due referendum sull’acqua chiedono di rimettere l’accento sulla dimensione pubblica della nostra convivenza. La politica è tornata. Dite a tutti di tornare alla politica.

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Io ho già votato al referendum contro il nucleare: mia madre era incinta di qualche mese, penso sia stato il mio primo atto politico. Figuratevi se non partecipo adesso (oltretutto che non c'è solo in ballo il nucleare, ma anche la salvaguardia dell'acqua pubblica e del siamo tutti uguali di fronte alla legge che evidentemente dovrà sparire, insieme agli aneddoti edificanti sull'argomento, se non si dovesse raggiungere il quorum, o, gli dèi non vogliano, vincere il no).

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