martedì 22 novembre 2011

Bla bla veut dire bavarder

Ricapitoliamo: siamo già oltre la metà di Novembre, e ancora NESSUN post è stato scritto? E dopo aver ricevuto una lamentela ufficiale in proposito... beh, bisogna rimediare! L'ultima volta che ho scritto attendevo l'arrivo di Annie: solo tre settimane fa, ma tre settimane sono un sacco di tempo! (Tra parentesi, uno dei migliori fine settimana che abbia passato qui. Perché è sufficiente anche solo prepararsi una pasta o guardare insieme qualcosa *a caso , coff coff*, ma se puoi girarti e avere qualcuno che ti capisce al volo, beh, è tutto diverso) (in effetti detto così sembra la mia copine. Un po' creepy).

Anche se stando qui, il tempo passa in fretta.

Ho già la mia routine, eppure c'è sempre qualcosa di nuovo da fare. L'appartamento 9430 è ormai casa, ma mi sembra di essere ancora all'inizio del mio Erasmus: chi resta qui solo un semestre, invece (e sono tanti, purtroppo!), sente il Natale come una minaccia: vuol dire fine... (e in un Paese dove è da un mese che vedo comparire stand a tema nei supermercati, è una cosa che mette pressione).

Per me, invece, Natale quest'anno vuol dire sì casa (casa Italia), ma come un'altra vacanza: vuol dire amici, che mi mancano (e avere Annie qui me l'ha fatto capire ancora di più), mamma e papà, parentame vario, e poi spero un po' di shopping (con la scusa che i pantaloni cominciano ad andarmi stretti: la dieta svizzera da Erasmus pigra comincia ad avere effetti negativi...). Insomma, una vera vacanza, forse addirittura il primo Natale da anni senza studiare per gli esami imminenti (ma magari posso farne qualcuno a Milano... oddio, l'esame di SMT?? No, quello no, non riuscirò mai a darlo!).
Sapendo che poi si torna qui.

Ribadisco che l'università è pazzesca. E che la biblioteca è aperta tutto il giorno (8-23h00, il Rolex Learning Center dell'EPFL fino a mezzanotte. E stare lì, vuol dire stare - preferibilmente svaccato su un pouf - in una specie di parco gioco per chi ama il design), TUTTI i giorni. E la domenica c'è gente. Tanta. E fuori, da una parte vedi il lago, dall'altra pecore che belano rumorosamente e agnellini ruzzanti (e quando dico "a mezzo metro, al di là del vetro", intendo davvero mezzo metro). C'è anche un po' di disprezzo, nelle pecore che guardano gli studenti chini su enormi tavoli da quattro posti (O greggia mia che posi, oh te beata, che la miseria tua, credo, non sai! Quanta invidia ti porto!, dice il poeta, e lo studente alla BCU), ma poi scendi nell'enorme sala dedicata alle riviste. Dove ti perdi, per forza (ma che soddisfazione trovare aprendo a caso "Luigi Lehnus" e "Claudio Gallazzi" - per non parlare dei papiri dell'Università di Milano! AH!)

Detto questo, pensavo di fare più fatica all'inizio, col francese. Invece no, però è anche vero che non sono progredita molto (e pensavo/speravo il contrario): il mio accento è forte e riconoscibile (come mi ha fatto notare uno spagnolo che parlava VERAMENTE male. Immaginate la mia offesa), e fosse solo quello il problema!

Poi. Sto ingrassando. Lanna dice: sei florida. (Segue disperazione).

Mia madre scopre la chat di skype e le emoticon (e mi regala perle di saggezza irripetibili, ma di cui si può riferire la replica: ma che idea ti sei fatta di tua figlia??)

Brillitudini. Intanto, qui mi sto facendo la fama di quella che beve e regge l'alcol (ahah). Da brilla mando messaggi maledicendo la mia stupidità (è vero), dò consulti psicologici di ottimo livello, e mi accorgo dei "è fatta è fatta" (segue occhiolino) che mi vengono rivolti dagli ii (ingegneri italiani) qualora stia parlando con un ragazzo.

A proposito: rimane l'incognita svizzero.

Ma l'uomo della mia vita, forse, non è da cercare altrove, quando è già qui, sul mio computer (in un centinaio di disegni): Roy Mustang. No, è che è figo.

Cose con cui è cominciata bene la settimana: dormire (ma non troppo), colazione, una lettera (FAT) nella posta, un mug (di cui da the dipendente sentivo la mancanza)  nuovo, rosso a pois bianchi, una séance sospesa, un'ora e mezza di discofit senza morire, My David (non c'entra, non l'ho fatto apposta) don't you worry, this cold world is not for you, so rest your head upon me, I h a v e s t r e n g h t t o c a r r y y o u cantata a mezza voce nel parco del campus ormai buio. E poi è bello tornare a casa, e suonare ai vicini.

E d'altra parte l'indipendenza del mio studiò è impagabile.

Come da migliore tradizione, la mezzanotte è appena passata. Mi rendo conto che questo post è sconclusionato e quant'altro (come il mio seminario su Empereurs et spectateurs), ma siate comprensivi :)

(E c'è da parlare ancora dei sosia, innumerevoli, che qui vedo di tutti o quasi - quel quasi è importante, se guardate How I Met Your Mother; di quanto mi piace dire certe parole/frasi in francese, e di come siano carini gli accenti scritti in mezzo alle parole. Et caetera, insomma - con la scusa di procedere a random, non riesco mai a  fermarmi).

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