martedì 4 dicembre 2012

Deliri da febbre: ingegneri e Reykjavik

(Avviso ai naviganti. In questo post ci sono un po' di cose sparse, il senso logico non è richiesto né previsto, abbiate pazienza).

Mentre stanotte rabbrividivo alternativamente di freddo e di caldo, pensando che "sì, forse ho un po' di febbre" (39, come da migliore tradizione), mi è venuto in mente di quando mi dicevano che "la febbre ti fa diventare più alta". Ah-ha. BALLE. A fatica ho raggiunto un'altezza a stento dignitosa, e mi stupisco ancora quando mi rendo conto che ci sono ragazze più basse di me. Ho amiche più basse di me, ed è stranissimo rendersi conto di essere la più alta o quasi del gruppo quando sei sempre stata abituata ad essere quella bassa. Poi di norma le mie amiche (e i miei amici) sono tutti più alti (e molto più alti) di me, quindi il problema non si pone.

Ieri ero a Torino, ho rivisto i miei vicini di casa del primo semestre, gli i.i. alias nanotèc, insieme alla mia voisine/petit soeur, che mi dice che nel mio studiò ora vive un surfer australiano biondo. Eh, son cose.

Ieri era una giornata bellissima, invernale ma con il cielo pulito e tantissima luce. Un lunedì di vacanza, insomma. Ed è stato strano ritrovarmi in un contesto completamente diverso con quelle persone con cui condividevo pranzi e cene e spese dell'ultimo minuto, e il "te lo ricordi, quando ci siamo incontrati alla metro, e ti abbiamo parlato in francese?", e la voisine che mi dice che è merito mio se lei e il marchigiano stanno insieme, perché li avevo portati con me al party di Thanksgiving l'anno scorso (dove io avevo incontrato il belga, tra l'altro. Beh, non può andare bene per tutti). Suddetto marchigiano che mi fa fare il tour della città tenendo sulla spalla il completo con cui si cambierà prima dell'ennesima proclamazione di laurea. Il caro vicino che ci segue trascinando il trolley ("Dentro ho il completo, un sacco a pelo, della roba sporca. No ma non si sarà spiegazzato, eh"). "E tu cosa stai facendo adesso?" "La risposta breve è che sono in vacanza" "E quella lunga?" "Che mi sto muovendo per fare domande per un dottorato" "Ah, quindi sei in vacanza". "Sei andata a votare alle primarie?" "Certo! E tu?" "No, alla fine no. E chi hai votato? Aspetta... sisi, avrai votato la Puppato" Sì! Ma come hai fatto ad indovinare?" "No, davvero?! Cioè, uno dei tre voti era il tuo?! Comunque era troppo facile, tu sei fissata con le donne al potere".

Mi sono trovata per l'ennesima volta circondata da Politecnici ("ah, e così sei una sua amica. Fai anche tu ingegneria?" "No. Faccio Lettere. Classiche" "...ah" "Ci siamo conosciuti a Losanna l'anno scorso, eravamo vicini" "...ah. Ma, uhm, sei dell'Università di Torino?" "No, della Statale a Milano" "..." "..." "... no, comunque parli bene francese!" (e cosa c'entra??!)), ho provato a spiegare la mia tesi per l'ennesima volta ai non addetti ai lavori (troppo faticoso), ho obbligato il marchigiano a farsi fare le foto con la voisine, ho partecipato io stessa alle foto di gruppo ("Tutti insieme! Come una famiglia!"), e ho fatto la nerd ("ah, eri anche tu a Lucca! Pure io!"). Ho anche pensato di fare la escort per le feste di laurea degli ingegneri (quelli che la nonna li tormenta con "ma allora hai trovato una ragazza?". In fondo ho una faccia pulita, so fare conversazione e fingere interesse e conoscenze che non ho. Alle nonne e agli zii dovrebbe bastare), se non che ho scoperto che ci sono anche delle ingegnere donne e molto carine - e che non tutti gli ingegneri sono orrendi. Peccato, era un mercato interessante.

"Figlia, ma io ti mando a queste cose così poi tu ti trovi un bravo ingegnere... e tu mi dici che non ne hai incontrato manco uno?" "Manco uno che andasse bene".
Anche perché poi mi sono resa conto che in treno, all'andata, mi si era seduto di fronte uno con la classica faccia da ingegnere. Che ha anche tentato un approccio piuttosto banale ("Scusa, la prossima fermata è Novara?" "BBOOOOH!"), e ripensandoci mi è dispiaciuto, ma io stavo ascoltando la mia musica e non volevo essere disturbata. Se preferisci canticchiare fra te e farti i fatti tuoi piuttosto che chiacchierare con un'altra persona, vuol dire che il tizio in questione non ne vale la pena, no? Oppure che sei sociopatica.
Ed ero anche immersa nella lettura, avevo comprato Velvet (perché costava solo 1 euro. E io adoro fare viaggi in treno con una rivista patinata in mano, o un libro nella borsa, o un giornale sottobraccio). Una lettura inutile, davvero, ma con un articolo illuminante.

Io sono una Reykjavik.

Mi è stato detto più volte, e da più persone, che sono fredda. Che inizialmente io, cresciuta con un'educazione calvino-stalinista con influenze giapponesi, pensavo fosse un complimento. E invece no. Dunque, sono a-romantica, si è detto, e pure fredda. Mentre evidentemente dovrei essere sentimentale e pronta a sciogliermi in lacrime ad ogni occasione, peccato che questo se non sbaglio venga chiamato "isterismo", e nell'Ottocento lo curavano con dei proto-vibratori perché, si sa, le donne sono isteriche e l'unica cosa che le può far stare bene è quella cosa lì. Scusate, ma non ne sono convinta.

Comunque, leggevo questo articolo di Velvet dal promettente titolo: Single per scelta (originale, nevvero?). C'è questa scrittrice americana di nome Tracy McMillan, che, forte di tre matrimoni e altrettanti divorzi, si è messa in testa di insegnarci dove sbagliamo nelle relazioni e come farci sposare (e tenerci l'uomo).
Con un approccio sinceramente un po' sorpassato, la Tracy elenca cinque categorie di donne "insposabili", ovvero: 1) le stronze; 2) le pazze (ricordate quanto si diceva dell'isterismo poco sopra? Ecco, appunto); 3) le facili ("la nostra scrittrice usa in realtà una parola molto più forte", scrive la giornalista di Velvet, Deborah Ameri, che cito solo per lodarne l'imbarazzo palpabile nel terminare la frase, è chiaro che non ci crede nemmeno lei: "... e lo fa appositamente per provocare"); 4) quelle che si odiano; 5) le egoiste.
Ora, così a prima vista, io potrei appartenere o alla categoria "quelle che si odiano" (l'adolescenza lascia sempre i suoi segni, no?), o delle "egoiste" ("Specialmente dopo anni di singletudine, si approcciano agli uomini con un comportamento che passa attraverso l'Io", e attraverso cosa, sennò? Il Tu, per passare subito alla categoria 2? Il Noi, per farlo scappare, e giustamente, programmando già al primo appuntamento la propria vita insieme? Altri pronomi personali meno inquietanti?).

Ma la vera sorpresa è che potrei invece appartenere al gruppo numero 1. Cito la nostra Deborah Ameri, che così riassume dalla Tracy: Paragoniamole a Reykjavik, capitale dell'Islanda ...(fico!) Destinazione interessante, per qualche giorno. Ma troppo fredda e inospitale per viverci (e infatti non ci vive nessuno. Mica si è appena detto che è una capitale?). "Se vi sentite superiori agli uomini (che esagerazione, solo ad alcuni... vabbè, solo a MOLTI, ma è oggettivamente vero), se siete arrabbiate con loro perché vi possono far soffrire (sono arrabbiata con quelli che mi HANNO fatto soffrire, perché non si meritavano tutta questa attenzione), se non piegate mai la loro biancheria (e perché mai dovrei farlo?), allora appartenete alla categoria (mi sa che celo). Potete essere sexy, intelligenti, dinamiche e interessanti, ma se non siete anche dolci e affettuose, nessuno vi sposerà mai (me ne farò una ragione)". Meno male che la giornalista commenta, con un ultimo sussulto di orgoglio: "Analisi lucida, ma un filo conservatrice". Un filo?? In confronto, la Lady Grantham di Maggie Smith è una hippy. E Charlotte, l'amica di Elizabeth che sposa Mr Collins perché "ormai ho 26 anni, sono già un peso per i miei" una suffragetta.

Altra illuminazione da treno (stavolta al ritorno, probabilmente motivata dalle letture così stimolanti per l'intelletto a cui mi sono dedicata ieri): Sono troppo vecchia per fare la lolita, troppo giovane per avere il toy boy.

E poi mi stupisco perché mi viene la febbre.

Ultima perla di saggezza del post (in seguito a delle foto pubblicate su Facebook, dove le mie amiche sono carinissime e io sembro quella scema del gruppo): una volta mi è stato detto sai? non sei per niente fotogenica. Uno dei migliori complimenti evah.

Aggiornamento #1 (4.12.2012 h 19.53)
Il carovicino si è beccato la febbre pure lui, e ipotizza ipocondriacamente una sorta di intossicazione dovuta al discutibile cino-giapponese dove abbiamo pranzato. La fine è vicina. Se non dovessi riprendermi mai più, addio, è stato bello, fate un pranzo a base di sushi per ricordarmi, ma, ve ne prego, non un all-you-can-eat. Trattatevi bene, per una volta.

Aggiornamento #2 (5.12.2012 h 21.09)
Il marchigiano, offeso profondamente dalle insinuazioni del carovicino, regala una perla di saggezza indicativa della sua positività nei confronti della vita: "il peggio deve sempre venire". Così, giusto per farvi capire il mood.

3 commenti: