giovedì 26 maggio 2011

Thank you disillusionment

Lo sapevo sarebbe successo, o forse no.
Un'ora fa, poco più, poco meno.

Me ne sono pentita. (Forse) non dovevo lasciare, non dovevo mollare una cosa su cui bene o male mi ero impegnata così tanti anni, che mi aveva fatto crescere, faticare, ma anche divertire (e, diciamo la verità, non è che avessi proprio sudato lacrime e sangue). Che mi aveva fatto ottenere successi e oltrepassare traguardi (ma anche qualche delusione). Che è una miniera di aneddoti, oltre a quel "certo non so che" che mi ha sempre dato in più.

Non dovevo smettere col pianoforte e con Lei, anche se suonavo pochissimo ormai, e pure male. Perché temo non avrò più il coraggio di riprendere, perché comunque, ormai. Perché fra pochi mesi parto (spero), e starò via per quasi (un altro) anno. Perché ogni lasciata è persa, direbbero le nonne.

E non posso prendermela con nessuno, se non con me (che è una cosa che so fare davvero bene, concedetemelo). Spero solo di non diventare una madre frustrata, che obbligherà la figlia a diplomarsi al conservatorio... (madre? moi?)

P.S.: non so se tutta questa profondità di pensiero dipenda dall'aver ascoltato ossessivamente i Blackfield per tutto ieri (ve ne parlavo qualche post fa, ricordate?). Comunque, la loro cover di Thank you (Alanis Morrissette) mi muove dentro.

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