giovedì 15 marzo 2012

Thursday, I don't care about you

Nella fattispecie, di TE, che dicevi di essere come un fratello per me. E ora non solo sei sparito (e potrei anche accettarlo, perché le persone crescono e cambiano e prendono altre strade), ma non ti degni nemmeno di rispondere a una mail.

E di TE, codardo. Continuo a ripetere che mi va bene (meglio) così, ed in un certo senso è vero. Però d'altra parte è anche un peccato (aver perso tempo con te. Ma è colpa mia, che mi aspettavo da uno che pomposamente rivela - con orgoglio da istitutore ottocentesco - di non amare i romanzi?).

Sinceramente, non me ne importa molto neppure di te, anche se questo è triste e fa di me una brutta persona squallida.

Non m'importa di stare da sola, perché mi piace. Non m'importa di essere lontano da casa, perché ho scoperto che chi vuole trova il modo di starmi vicino lo stesso. Non m'importa delle mie incertezze e paranoie e sbagli, perché ho imparato che sono pur sempre capace di tirarne fuori qualcosa di buono (anche se all'inizio non sembra). E non m'importa se non avrò mai le gambe lunghe come una modella e le caviglie sottili, perché la grande novità è che non è una tragedia.

Sarà il sole e la (quasi) primavera, non so. In autunno mi dicevo che era quasi un peccato non essere innamorati, fosse anche solo per passeggiare mano nella mano con qualcuno in mezzo alle foglie secche. Ora mi sento semplicemente che... beh, che non vorrei rinunciare a niente. E che sarebbe stupido rovinarsi qualcosa (qualsiasi cosa) solo per colpa di qualcun altro, anche se una volta era importante, anche se per un istante hai pensato che lo fosse. Figuriamoci per colpa di quelli che non conosci neppure. Insomma, in un momento in cui ci si comincia a preoccupare per la prova bikini, io ho deciso di infischiarmene del giudizio degli altri (ma non di quelli che... insomma, dai, lo sapete: chi ci tiene veramente a me, quelli a cui io tengo veramente, etc.)

Il fatto è che odio rendermi ridicola. Ma mi disprezzerei se non osassi esserlo mai, come insegna Simone de Beauvoir. Io in fondo non posso rimproverarmi niente, e quando tornerete strisciando (perché tutti tornano strisciando), spero solo sia un altro giovedì: perché I don't care about you, già a partire da oggi.

*

E ora la grande domanda: quando Robert Smith canta Thursday, I don't care about you, "tu" è il Giovedì o il misterioso destinatario della canzone, lo stesso di cui sarà innamorato il giorno dopo? 


2 commenti:

  1. come sempre al momento giusto, come sempre con sagge parole, come sempre "le nostre menti si stanno fondendo": anche io mi sono sempre chiesta chi sia you, e mi piace pensare che sia il giovedì, come entità temporale pseudo inutile.
    "Non m'importa di stare da sola, perché mi piace" è dannatamente vero, soprattutto se detto e pensato, senza amarezze, ma semplicemente, come un dato di fatto.
    mi manchi tanto, vorrei vederti, detto semplicemente, come un dato di fatto.
    e mi attivo subito per questo!
    baci e guanti da forno

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    1. Ma *-*

      Anche io quando dico "mi piace stare da sola" lo dico e lo penso come un dato di fatto, senza amarezza (senza quell'attitudine da commedia sentimentale idiota, in cui è palese che se vuoi stare da solo finirai per sposarti dopo un'ora e mezza), anche se a volte mi dico che non mi comporto di conseguenza; il fatto è che "una stanza tutta per sé", per me, è veramente una necessità (ciò non toglie che con te e le altre sono disposta a condividere questa fino al punto di non avere più un angolino di pavimento libero).

      "la mia amica valina dice che i miei cuori assomigliano a guanti da forno... non ha tutti i torti!" (cit. Anna 2009) (è una citazione storica!)

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