lunedì 12 marzo 2012

Time Is Running Out

Prima parte. Domenica.

Nonostante il titolo catastrofista (sigh, i cari vecchi Muse, con le loro pare mentali), e nonostante il vago senso di disfattismo che ho provato ultimamente, e nonostante non sia sopravvenuto nessun significativo cambiamento, stamattina mi sento positiva e vagamente euforica, un po' come il vento che spazza Lausanne a 32 km/h, almeno secondo Google (e stando a quanto sento nonostante la finestra chiusa, non stento a crederlo).

Attacchiamo subito con la parte paranoica, così ce ne liberiamo.
Mi sono resa conto con stupore e orrore che sono già ben oltre la metà del mio tempo qui (la mia "gravidanza" svizzera). Il primo semestre è passato in fretta, è vero, ma con la promessa di un ben più lungo e pressoché mitologico periodo dopo Natale: beh, siamo nel dopo Natale e nel secondo semestre, e se faccio il calcolo, ho solo quattro mesi da passare qui. E io non voglio ripartire: mi piace stare qui, meglio, sto bene, e soprattutto non sono disposta a rinunciare a quella indefinita libertà (e perché no, anche solitudine) che è abitare on my own. Senza contare che partire vuol dire riprendere ad affrontare la vita vera: finire gli esami, scrivere quella maledetta tesi, e poi. E poi punto fermo, perché le alternative non sono molte: mettermi a cercare un lavoro, un lavoro qualsiasi (e, sinceramente, non mi dispiacerebbe); oppure, ripartirmente in un qualche altrove (e anche questo, non mi dispiacerebbe) con la scusa di un PhD, con la benedizione di mammà e papà, è vero, ma con l'impressione di rimandare ulteriormente la temuta vita reale (e poi, che presunzione, per fare un PhD, magari - e auspicabilmente - con borsa, bisogna avere un progetto decente ed essere selezionati).

E ora che ci siamo per bene sprofondati nella tricotillomania ansiolitica (forse dovrei smetterla di leggere Postsecret la domenica mattina), passiamo ad argomenti più allegri.

A.C. è venuta a trovarmi durante la prima settimana di marzo.
A.C. è la mia amica di penna da tempo immemorabile; ci scriviamo in un inglese approssimativo, ma adoriamo cartoline e lettere (meglio se grasse) da ricevere a sorpresa (e a scadenze regolari) nella nostra casella delle lettere.

Data la lontananza, la pigrizia, i vari impegni e l'incapacità organizzativa, ci vediamo circa una volta all'anno. Stavolta, ci siamo scaldate al primo solo quasi primaverile, abbiamo esplorato ulteriormente Lausanne, ci siamo spinte fino a Genève, abbiamo scarpinato per musei (con lei è un classico, dato che studia storia dell'arte), e, soprattutto, ci siamo date al cibo (termine tecnico: baking & eating). Abbiamo anche fatto un sacco di foto, per le quali però dovrete attendere, dato che il genio che vi scrive si è dimenticata in Italia il cavetto per scaricarle sul pc.

Comunque, ora sono di nuovo all by myself, ma con in più svariati regalini olandesi, dai biscottini di Sinterklaas alle lettere di cioccolato, (conservati con amore - e forza di volontà, immagino - dai primi di dicembre), alle spezie per i biscotti (koek an speculaas), fino a un libretto di ricette dutch scritte a mano (occhi che brillano).

Seconda parte. Lunedì.

Dunque, fra un'ora ho lezione e avevo in programma di finire questo post, senonché non so bene cos'altro aggiungere. Voglio dire, di solito tutti mi chiedono: "ehi, come va? Cosa succede di nuovo?". Di nuovo non succede quasi niente (nel senso, niente di eccezionale, che valga la pena raccontare): il mio non è un Erasmus sfrenato, e benché mi subisca svariate frecciatine sul mio grado di cazzeggio [l'ultima, ieri sera, intorno a mezzanotte. Location: metro, scendendo alla mia fermata. "Ehi, ciao Architetto! Che ci fai qui?" *sguardo da orso appena uscito dal letargo* "...stai tornando ORA dall'EPFL??!" "Sì. Progetto. Tu?" "Beh, io ovviamente no!" "Ah, gli Erasmus, sempre a fare la festa!" "..." (e in quei puntini è compreso il mio sforzo di capire l'uguaglianza uscire la sera, bere qualcosa, rientrare a mezzanotte - meglio, primadimezzanotte = faire la fête, che qua è concepito come qualcosa di piuttosto hard) "E domani? Hai corsi?" "Sì, ma solo nel pomeriggio, fortunatamente" "Ah! Le Lettere!" *e tu che dormi tutti il giorno??!*], benché venga indistintamente discriminata per via della mia Facoltà (salvo poi essere guardata come una mummia che cammina quando dico che materie studio esattamente, ed essere quindi ulteriormente discriminata), dicevo, ho le mie belle/tante cose da fare. E quindi la Biblioteca (ma stavolta sguarnita di pecore dallo sguardo di penetrante giudizio) ha già ripreso a vedermi, rassegnata, scegliere uno dei suoi tavoli e cospargerlo di libri (preferibilmente del primo Novecento).

Insomma, forse dovrei scegliere meglio le mie amicizie: dove sono gli Erasmus casinisti? Sabato sera, per farvi capire, sono finita a fare un inventario in libreria, e senza troppo rimpiangere il sacrificio della serata. Che poi, seriamente, sacrificio?? Stare quattro ore in mezzo ai libri, mentre fuori si fa scuro, con l'unico sforzo fisico di bippare (ebbene sì, qui hanno coniato il verbo biper) i codici a barre sulle copertine? Con l'unica difficoltà di rimetterli a posto esattamente come prima, dopo averli contati? E per di più, nel reparto giochi & fumetti? Ed essere pagata per questo (secondo gli standard svizzeri, bien sur)?!

Ok, tutto questo suona disperatamente e incredibilmente nerd (o ghìk, come dicono qui. "Ehi! Ma tu hai l'Unico Anello!" "Sìì! L'ho visto quando ero in Grecia e mi sono detta: non posso non comprarlo!" "Quanto siete ghìk. Dovreste vergognarvi"), e dato che Linguistique historique comincia tra una mezz'ora (e mai avrei creduto che la linguistica mi sarebbe mai piaciuta tanto), colgo l'occasione per defilarmi.

Ah, ogni volta che qualcuno mi dice: "Ho controllato il tuo blog per vedere se ci sono novità", una piccola parte di me si inorgoglisce felice. Quindi grazie per contribuire alla mia autostima, è ancora meglio che essere incoronate con delle corna peluchose di simil-alce da dei tizi mai visti prima, in cerca di compagni di bevute (sì, è realmente successo).

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