martedì 7 dicembre 2010

Sinterklaas rocks

Ho passato gli ultimi tre giorni in Olanda, ospite della mia amica di penna, che ho conosciuto anni fa in una vacanza studio. Dopo esserci scritte più o meno con continuità, ci siamo viste un paio di volte nell'ultimo anno.

Mi piace il nord Europa, il gusto di certi cibi, la forma delle case, la faccia della gente, il the, il piumone disteso sul letto. Nonostante mi aspettassi tutto questo, mi sono trovata (piacevolmente) sorpresa (e ri-accolta) da mille altre (piccole e grandi) cose.



Svegliarsi in aereo poco prima dell'atterraggio, guardare fuori dal finestrino e vedere, nell'aria ancora blu dell'alba, strane forme bianche sulla terra. Intorpidita, penso per un minuto che sia acqua, senza capire il perché di quei laghi dalla strana forma, intorno a gioielli di luci calde. Poi mi rendo conto, con la sorpresa del bambino la mattina di Natale, che è neve.

L'aeroporto di Eindhoven è piccolo. Ci sono alberi di natale alti pressapoco come me, decorati con cuoricini di legno rosso, poche palline e due semplici festoni, senza lucette epilettiche.

La casa della mia amica è stata costruita nel 1852 (ma la parte principale è molto più vecchia). Ci sono una cucina spaziosa che dà sul giardino coperto di neve, una "red room" come sala da pranzo, e una grande whatever room che fa da soggiorno, sala da pranzo, da the e da chiacchiere. Il legno per terra è in listoni largh, vecchi e distanziati, il divano è bianco e senza pretese, ma la mia poltrona preferita è di velluto verde oliva, completamente consunto sui braccioli, con la fodera addirittura strappata dall'usura; è il giusto mezzo, né grande né piccola, né dura né morbida, e, se fossi un gatto, sarebbe quella dove mi acciambellerei la sera. Al primo piano c'è la sua stanza, il bagno (inaspettatamente piccolo, rispetto al resto!), la camera da letto dei genitori, e le due stanza dove lavorano, piene di libri e riviste, così in disordine che dalla porta alla scrivania c'è solo un sentiero lasciato libero per il passaggio; piena di libri è anche la mansarda, dove in una stanzetta hanno preparato il letto per me. Il piumone è blu, e la finestra, che dà sul campanile, è ancora incrostata di ghiaccio perché il riscaldamento, lì, è stato appena acceso...



La mia amica Anna mi porta in città di cui ho già sentito parlare, come Utrecht, e in paesini minuscoli, in cui non andrei se fossi solo una turista, come quello devo vive il nonno pittore, che, anche se non possiamo parlare, ci tiene ad offrirmi the e cioccolatini, a farmi vedere i suoi quadri, e a farmi i complimenti per il mio cappotto rosso.

Gentili. Sono tutti gentili con me. D'accordo, sono loro ospite, ma è gentile anche la signora che vende il pane, mi sorride la bigliettaia del museo e la vicina di casa che, scoperto che sono italiana, anche se sta perdendo il treno si ferma a dirmi Buonasera; è gentile la coppia che mangia patatine e maionese e    ride dei ritardi dei treni olandesi (e io che pensavo che solo in Italia...), e il ragazzo che attacca bottone solo perché capisce che sono straniera e vuole sapere da dove vengo, cosa faccio e come ho conosciuto la mia amica; è carino Thomas che vuole cenare italiano e si fida della mia cucina (senza sapere che, qui, nessuno dei miei amici mi farebbe mai cucinare!), ma poi, al supermercato, mi spiega che vuole mangiare casoncelli (500 g) col sugo di pelati (due barattoli) e prosciutto (due confezioni), per poi sdebitarsi lavando i piatti.

Passo tre giorni a mangiare, e probabilmente sono ingrassata, ma chi se ne importa. Per me che amo il pane, ogni panetteria è il paradiso, e ogni banale supermercato una selva di tentazioni. Pane, burro, marmellate, appelstroop, cioccolato, olieballen, salumi, formaggi, erwtensoep, patate, cavolo, salsicce, boerenkool, e poi ancora roggebrood, pane dolce, biscotti di ogni tipo, cioccolato.



Per terra c'è la neve e il ghiaccio, ma tutti girano in bicicletta, e non so come facciano.

A Nijmegen c'è un campus che è una città a parte. La mensa degli studenti sembra un ristorante, il cafè è un vero e proprio pub, le biblioteche sono enormi e organizzatissime, in ogni dipartimento c'è una stanzetta dove tutti, prof e studenti, possono scaldarsi una tazza di the o di caffè sul bollitore, e le persone che incontro mi invitano a venire a studiare lì (mentre Anna, non so come, è convinta che la mia università, solo perché è in un palazzo antico, sia più bella). Anna ha una camera piuttosto grande a mezz'oretta a piedi dall'università, condivide la casa con altre 5 persone (ma la cucina e il bagno con sole altre 3); ha un servizio di piatti bianco e blu comprato di seconda o terza mano a una bancarella, un tavolo, un divano e un letto che, se serve, diventa matrimoniale. L'affitto non penso sia un problema per i suoi, ma non è caro e non deve lavorare per mantenersi lì.



E non vi ho parlato di Sinterklaas.
Perché festeggiare a Natale il noioso Babbo Natale, quando si possono ricevere dolci e regali per settimane, ma soprattutto il 5 dicembre? (A dire il vero con me lo hanno festeggiato il giorno precedente, perché io e Anna la sera ce ne saremmo andate a Nijmegen). In giro per le strade ci sono ragazzi mascherati da Zwarte Piet e con la faccia impiastricciata di marrone, che ti riempiono le mani di biscotti e mandarini. La sera si lascia una scarpa vicino al camino, e la mattina seguente (se si è stati bravi durante l'anno) si trovano dolci e regali (Sinterklaas di cioccolato, l'iniziale del proprio nome in cioccolato, biscotti, mandarini e regali veri e propri - a noi ci sono volute due tazze di the e quasi due ore per finire la colazione e scartare i regali).

E sarà stata la neve, sarà stato il cibo o la buona birra, sarà stato il cappotto rosso, ma mi sono innamorata.

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