lunedì 21 maggio 2012

Aggiornamenti sparsi di una settimana dove è successo anche altro, ma faremo finta di no

Il Balélec, diciamolo per inciso ma almeno una volta, è stato cool. Mi sono persa il tipo indiessimo perché ero ancora in riva al lago a bere birra e inveire contro i miei polpacci e i jeans stretti che non riuscivo a tirar su più di qualche cm (ma il battesimo della bella stagione nel lago, saltellando poi a piedi nudi in giro, l'ho fatto comunque). Con una compagnia un po' strana (M., che è un po' la mia vicina/amica/compagna di cene/sorellina; le due ragazze italiane che ho conosciuto qualche tempo fa ("Oh, no, che imbarazzo, sono qui da sola, e non voglio assolutamente parlare ancora col francoamericano! Un momento, ma è italiano quello che sento? Presto, attacchiamo bottone con ste due tizie!"), e una sorella-di, che non avevo mai visto prima, e che è uscita dalla mia vita qualche ora dopo, stroncata da un cocktail troppo forte (o dalla pasta delle 5 del pomeriggio, anche questo è possibile) (comunque, ho avuto la riconferma che l'allenamento a reggere fronti e tirare indietro i capelli è una sorta di imprinting che ci si porta dietro dagli anni di formazione del liceo): insomma, non strana, neanche mal assortita forse, ma piuttosto bizzarramente combinata), compagnia che (ma quante e quanto lunghe parentesi faccio?!) si è rivoluzionata quasi completamente dopo mezzanotte, incontrando G. e T "sono un po' ubriaco" & S. (che noia questa abbreviazioni, manco fossimo in GG), i miei compagni di francese di quest'estate. Ho ascoltato un sacco di gruppi, i più diversi (e anzi, ce n'erano talmente tanti che ne ho ascoltati troppo pochi!), con una menzione speciale per quel gruppo folk/rock/balcanico che si mette a suonare Bella Ciao ("ouais, c'est une chanson italienne... c'est une chanson COMMUNISTE en effet" "QUOI?!") e per gli svizzerissimi Venetus Flos ("un momento, ma io questi li conosco! Hanno aperto il concerto degli Austra! E... ma sì, lì ci sono T&S!" - T: "è un peccato che li abbiano relegati in questo palchetto sfigato, poi qui sono tutti tranquilli... SCATENIAMOCI!" S: "mi facevano tenerezza, quindi gli ho chiesto un demo... ora ho un album tutto mio!" "Voi lo sapete, vero, che noi siamo tipo gli unici tre fan di questi tizi?"). E poi addirittura trovarsi a ballare su della musica electro tamarrissima, schivando i tipi più improbabili; bere birra a scadenze regolari, e mettersi a parlare dei massimi sistemi alle 4 del mattino, quando ormai tutto sta per finire, e incamminarsi verso casa stanche e contente (e poi guardarsi allo specchio e vedersi scarmigliate e sconvolte, e con l'occhio soddisfatto e lucido).

La mattina successiva, mentre mi tengo più o meno in piedi e aspetto la metro per andare ad accogliere le mie visitatrici in stazione, e mentre bevo pensierosa dalla mia bottiglietta (l'idratazione è tutto, come non mai nel day after), una signora simpatica mi dice "ah, sei andata al Balélec ieri, eh?!". E lei come fa a saperlo?!

Avere A. e R. qui mi ha però fatto capire una cosa. E cioè che è vero che è triste l'idea di doversene partire, di finire l'Erasmus, di tornare a vivere con i miei riprendendo la vecchia routine, eppure... eppure, è anche vero che tutto deve finire, per poter essere ricordato e amato. E poi, mi mancano un po' anche i miei amici (stranamente, quasi più ora che a Settembre): è bello anche stare con loro a passare serate magari non per forza speciali, ma che sono belle perché nostre. Fra le foto di R. c'è una sequenza bellissima di me e A. in varie pose vamp con degli occhiali assurdi; un'altra in cui tutte e tre cerchiamo di entrare nell'obiettivo, circondate dalla notte e dal lago ("Come puoi avere paura?! Si vede che non hai fatto l'Erasmus..."); in generale, sono foto che avremmo potuto fare ovunque. Non serve essere chissà dove, basta stare con qualcuno con cui condividere una torta preparata a mezzanotte e mangiata quando vuoi, con cui stare per ore su dei pouf sformati a leggere in silenzio, con solo un commento una volta ogni tanto, con cui preparare Spritz e bere "ogni volta che qualcuno chiama Jon Snow "bastardo", ogni volta che Hodor dice "Hodor", ogni volta che c'è una donna nuda o un'uccisione o una scena di sesso - bevi due volte se è incesto". Varrà la pena di tornare almeno per questo: vederci spesso, parlare di più, fare i nostri brindisi battendo il bicchiere sul tavolo.

E ovviamente, Game of Thrones, alias A Song of Fire and Ice. Quanto aveva ragione la saggia A. (non la A. di prima, un'altra A. Accidenti, ma Gossip Girl come fa? Nell'Upper East Side hanno tutti iniziali diverse?!) a parlarmene con occhi stellati in tempi non sospetti... e come sono mainstream io che mi ci sono avvicinata solo ora, che più o meno tutti sanno di che cosa si parla. Dopo aver letto il primo volume sul pc (un pdf di 784 pagine, tanto ormai gli occhiali li porto già), ora non vedo l'ora di finire questo post e accoccolarmi sul letto con il mio libro (portatomi amorevolmente - o forse non troppo: "Leggi! Che ho bisogno di qualcuno con cui condividere pareri e attesa!"); ah, l'amore per l'oggetto libro!. La realtà è che sono contenta di aver trovato una nuova ossessione, e anche qualcosa da aspettare. Qualcosa su cui fare congetture, qualcosa di totalmente inutile nel senso più nobile del termine: che è vero che posso fare congetture anche sul testo di Euripide, ma, e qui ti chiedo scusa, Wilamowitz, ma è così, NON È LA STESSA COSA (che poi anche il testo di Euripide possa essere inutile, su questo ci possiamo trovare d'accordo e discuterne, ma non qui, non ora, please).

Un'ultima nota stupidamente lirica, come piace a me.
Ieri sera sono rientrata a piedi da Cèdres (dopo una serata crepes e vino, quindi non è che mi abbia fatto proprio male). Da Bourdonnette in poi, ero sola, e a dire il vero è la prima volta che rientro di notte, a piedi, da sola. Eppure, mi sentivo totalmente sicura: è vero che ho fatto la maggior parte della strada nel campus, ma il campus è comunque un bosco. Silenzio, aria tiepida (ma non calda), cielo stellato, buio ma con luce sufficiente per non inciampare: ero così tranquillamente felice che me la sono pure presa comoda per rientrare. E poi, quasi all'improvviso, i fiori di biancospino, e il profumo di maggio. Certe cose apparentemente di poco conto ti restano dentro, e credo che questa sia una di quelle.



Summer is coming?

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