giovedì 28 luglio 2011

Considerazioni tricologiche

"Tagliarmi i capelli": fatto (e questo mi riporta al secondo post di questo blog, un anno e diciannove giorni fa. Se fossero tutte trascurate come me, il mondo farebbe schifo - e i parrucchieri andrebbero in perdita).

Quindi, molto chic nel mio carré o pseudo tale, inebriata dal dolce far nulla, cazzeggio e vi scrivo. Scrivo cazzeggiando. Cazzeggio, quindi scrivo. Scrivo poiché cazzeggio. Vabbè.

Promessa solenne: non mi tormenterò più i capelli. Lo giuro. Ci provo. A parte che è scocciante sentirsi dire "Lo sai che sono le ragazze insicure che si toccano i capelli?" (da che pulpito, tra l'altro), soprattutto è imbarazzante essere guardata prima con perplessità, poi con compassione (no, piuttosto con un'occhiata da oddio-questa-ha-qualche-disturbo-mentale) dalla giovane e vivace parrucchiera che non capisce perché ci sono parti della tua testa dove i capelli sono sensibilmente più corti... ecco, è una cosa che ferisce.

Momento di satisfaction #1.
Dato che sono una persona noiosa, in tutta la mia vita ho cambiato parrucchiere pochissime volte. Il primo e penso il migliore era mio padre, che manteneva il mio taglio di bimba rigorosamente maschile. Poi una certa Mariangela. Poi una tipa pazza, biondissima e crudele con il suo stuolo di sottoposte. Poi me stessa (una volta sola, secondo me era un taglio ottimo). Poi di nuovo tale Mariangela (o meglio, lei e/o i suoi giovani virgulti).
Fino ai dodici anni (forse di più) mi veniva offerto ogni volta un cuscino da mettere sulla sedia. Oggi la parrucchiera era così particolarmente bassa che era spesso in punta di piedi. Esiste una giustizia.

Momento di satisfaction #2.
Avete presente quando, dopo che vi hanno lavato i capelli, vi fanno spostare, e siete di fronte a uno specchio, i capelli bagnati e appiccicati alla testa (e dato che è un anno e più che non li tagliate, assumono il classico aspetto "alga marina informe e carnivora"), pallide come non mai, avvolte da un lenzuolone bianco, l'aria derelitta e i brufoli che vi sorridono felici (stavolta niente premestruo. Nutella), e vi sentite la donna più brutta che abbia mai calpestato il suolo?

E quando poi riemergete dal taglio, e avete un aspetto umano, vi fonano, boccolano, vi stordiscono di complimenti che poi vi sentite quasi carine, e per un istante vi considerate con profonda soddisfazione? (Ora facciamoci due risate pensando invece alla faccia dei passanti, che vi vedono caracollare tutte così tremendamente auto-compiaciute... e non capiscono perché).

*

Ovviamente ora il problema è far durare il tutto.

PS: dato che conosco i miei polli (leggi: i polli che finiscono qui cercando le cose più assurde) meglio chiarire subito due cose. Tricologico è un aggettivo che viene da tricologia, traducibile in qualcosa del tipo "la scienza che studia i capelli", perché capelli in greco si dice thrix (nominativo), trichòs (genitivo). Il passaggio da occlusiva dentale aspirata ad occlusiva dentale sorda è dovuto a una cosina chiamata Legge di Grassmann.
Mi sento molto Alice in questo momento, ma in realtà sono del tutto inadeguata a spiegare le meraviglie della linguistica, e poi sto andando off topic, fuori tema per dirla in modo vintage, e quindi mi fermo qui.

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